Neuromed e Fondazione Giovanni Paolo II ‘vigilati e vigilanti’. La sentenza pronunciata dal Tribunale amministrativo annulla la parte del decreto, con il quale il commissario Paolo di Laura Frattura aveva nominato i rappresentanti delle due strutture nell’Organismo tecnicamente accreditante. In una conferenza stampa degli avvocati Romano, Ruta e Zezza illustrate le conseguenze del pronunciamento
CAMPOBASSO. Il tema sollevato è quello del conflitto di interessi nella sanità: vigilanti che sono anche vigilati. Il Tar Molise ha accolto il ricorso presentato da un centro cardiologico e da un sindacato nazionale contro la presenza nell’Ota, l’Organismo tecnicamente accreditante (l’ente che si occupa di certificare i requisiti delle strutture sanitarie private) di rappresentanti dei due principali centri della regione: Neuromed e Fondazione Giovanni Paolo II. Ricorso redatto dagli avvocati Massimo Romano, Giuseppe Ruta e Margherita Zezza, che lo hanno illustrato oggi in una conferenza stampa.
Una presenza, ha sancito la prima sezione del Tribunale amministrativo regionale, che chiama in causa “i principi di imparzialità e terzietà, messi seriamente a rischio dalla partecipazione dei vigilati nell’organigramma del vigilante, sotto il profilo del conflitto di interesse”.
La sentenza, che segue il giudizio cautelare, è stata depositata ieri, venerdì 16 febbraio, e sospende il decreto 65/2017 del commissario ad acta per la sanità Paolo di Laura Frattura, non mettendo in discussione l’istituzione dell’Ota, ma la presenza nell’organismo dei delegati dei due centri sanitari privati.
“Nulla vietava di reclutare tali esperti – ha sancito ancora il Tar – in base a procedure selettive ispirate a criteri di trasparenza e obiettività, o ricorrendo a dirigenti di strutture operanti fuori dalla Regione Molise”. Ma come hanno evidenziato gli avvocati Romano, Ruta e Zezza, facendo riferimento a un altro passaggio della sentenza, “nel sistema è stato introdotto un duplice profilo di distorsione, che finisce per incidere sull’imparzialità dell’Ota, al momento in cui è chiamato a verificare la permanenza dei requisiti i cui esponenti sono presenti nell’organigramma”.
“Si è creato una sorta di corto circuito tra controllori e controllati – ha affermato Romano – con la sentenza del Tar è stato ripristinato il livello di garanzia e di rispetto della legalità in un settore così delicato, come quello della sanità. Adesso si apre un’altra questione, che è quella della legittimità degli atti adottati dall’Ota, alla presenza dei rappresentanti di Neuromed e Fondazione”.
FONTE: isnews.it